La croce, i briganti e il generale
Il tetto della Sardegna non è troppo alto: 1834 metri. E nemmeno
difficile da raggiungere: sta all’apice di lunghe creste appiattite,
frequentate dai pastori da tempi immemorabili. Ma se proprio vogliamo
identificare un “conquistatore” del Gennargentu, questi è il generale
Alberto La Marmora, geografo che da lassù iniziò a raccogliere i dati
per la prima carta scientifica dell’isola. Trascorrendo molte notti
all’addiaccio, combattendo il freddo (a metà Ottocento la neve durava
anche in estate) e scampando diverse volte a feroci briganti. Dai tempi
dell’Unità d’Italia, la cima più alta
del massiccio è dedicata a lui: vi sorge
una grande croce di ferro e c’è una targa
con il suo nome. Vandalizzata. Perché
ai separatisti sardi i generali, soprattutto
quelli sabaudi, non sono mai piaciuti,
e l’Unità la vedono come il fumo negli
occhi. Dalle contraddizioni, e dalle
bellezze, del Gennargentu inizia il nostro
viaggio in Sardegna, regione marittima
ad alto tasso alpinistico. In particolare,
nell’Iglesiente, territorio ricchissimo
di miniere, grotte, falesie dove fin dagli
anni Ottanta sono state aperte centinaia di vie su meravigliose rocce
di ogni tipo, calcare, granito, basalto... Per scoprire questo territorio
di immensa wilderness, che va dall’isola di Sant’Antioco al Monte Linas,
ci siamo messi in marcia lungo il Cammino di Santa Barbara che,
a volerlo fare tutto, impegna per trenta tappe: un trekking davvero
spettacolare, tra scogliere, villaggi minerari abbandonati, torrenti
e cascate. Per lunghi tratti, si attraversa una Sardegna primordiale, tale
e quale la conobbe La Marmora (ma senza più briganti). Una regione
arcaica, dove la pietra si modella in nuraghi e monoliti, dove i pastoriclimber
costruiscono per le proprie greggi sentieri vertiginosi a picco sui
canyon. Una regione insomma che a noi alpinisti (e cultori dell’outdoor)
piace moltissimo. Arrampicata, escursionismo, mountain
bike, speleologia... non c’è limite alla nostra fantasia.
Mancherebbe solo l’alta quota ma, per questa volta,
possiamo farne a meno.